Unità  nastro: perché viene raggiunta la fine del nastro

Se utilizzate delle unità  nastro per l’archiviazione dei dati ed i backup, vi siete probabilmente imbattuti nell’errore è stata raggiunta la fine del nastro.

E probabilmente state avendo difficoltà  a capire perché è stata raggiunta la fine di una cassetta apparentemente molto più grande dello spazio occupato dai dati da copiare.

La capacità  di un nastro non è una misura esatta e va a diminuire nel tempo. Scopriamo insieme da cosa viene influenzata.
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Creare e configurare uno Storage Space

Storage Spaces è una tecnologia di virtualizzazione dello storage sviluppata da Microsoft, introdotta con Windows 8 e Windows Server 2012.

La sua funzione è quella di consentire di creare e gestire volumi logici operanti su un pool di dischi fisici.

Storage Spaces supporta vari schemi di ridondanza e offre una maggiore flessibilità  rispetto ad un RAID tradizionale.

Inoltre, creare uno Storage Space è molto semplice e veloce.
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ReFS e NTFS messi a confronto

ReFSResilient File System – è un file system sviluppato da Microsoft, introdotto per la prima volta insieme a Windows Server 2012.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non rappresenta un sostituto di NTFS, il file system rilasciato nel 1993 con Windows NT 3.1 e rivisitato molte volte nel corso degli anni. Ancora oggi NTFS rimane l’unica opzione disponibile per l’installazione di un sistema Windows mentre ReFS è relegato ad alcuni specifici usi nel campo del backup e dell’archiviazione.

Andiamo a vedere le caratteristiche dei due file sytem per comprenderne le differenze e scoprire come sfruttarli al meglio.

La resilienza è tutto
ReFS è nato con lo scopo di consentire l’archiviazione di grandi moli di dati.
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La migliore temperatura per i vostri HD

I dischi allo stato solido sono diventati più efficienti e affidabili che mai, ma ancora grandissime quantità  di dati vengono salvate su hard disk meccanici per via del loro eccellente rapporto costo/capacità . Questi, avendo parti in movimento, hanno bisogno di maggiori cure per evitare spiacevoli rotture. La temperatura operativa è uno dei parametri che più spesso viene citato come misura per garantire la massima longevità  dell’hardware.

Ma qual è l’impatto sulla vita utile dei dischi rigidi? E quale temperatura è la migliore?

Un interessante studio di Google viene in nostro soccorso. L’azienda ha purtroppo rimosso il download pubblico al documento, ma siete fortunati perché abbiamo una copia scaricabile da qui.

Google ha moltissimo hardware nei suoi datacenter per cui non abbiamo dubbi che la ricerca sia stata condotta su un campione statisticamente rilevante. Contrariamente a quanto si possa pensare, il carico di lavoro e la temperatura operativa hanno un impatto minoritario sulla vita dei dischi.

L’intervallo di temperatura che sembra raggiungere la massima affidabilità  è tra i 25 e i 35 gradi centigradi. Temperature inferiori a 25° sono correlate ad una minore affidabilità .

Alti livelli di attività  non hanno causato tassi elevati di guasti.

Il documento è datato al febbraio 2007 e si riferisce ad HD di circa dieci anni fa. In ogni caso, mentre la densità  dei dati è migliorata, la tecnologia non è molto diversa dal passato e possiamo considerare ancora validi i risultati

Questi dati sono una ventata di aria fresca per gli specialisti IT, che possono contare su temperature operative più elevate nelle server farm e nei datacenter con ricadute positive nei costi sia fissi che variabili, come l’aria condizionata.

SSD, TRIM e Garbage Collection… facciamo chiarezza

Gli SSD di oggi sono soluzioni di storage veloci, affidabili e molto più economiche di quanto non lo fossero qualche anno fa.

Un’unità  di fascia alta da 256GB costa meno di 150$ e l’incremento di prestazioni rispetto a un tradizionale HD è molto alto: un SSD non farà  salire il framerate delle vostre partite di Call of Duty, ma il PC sarà  sensibilmente più reattivo. Un tangibile risparmio di tempo.

I vantaggi sono ancora più visibili in ambiti professionali dove si fa frequentemente ricorso allo storage.

All’aumentare della densità  delle celle che compongono i chip di memoria corrisponde una minore durata di questi ultimi. Se questo dettaglio vi preoccupa, potete stare tranquilli: la vita attesa degli SSD viene comunque assicurata attraverso la gestione intelligente da parte del software.

Ars Technica ha pubblicato proprio ieri un interessante articolo su come funzionano gli SSD e sui motivi per cui il supporto al TRIM è importante per mantenere prestazioni elevate nel tempo.

Quasi tutti gli SSD di oggi hanno solidi sistemi di Garbage Collection, un servizio di basso livello che riorganizza i dati per migliorare le prestazioni. Ma la Garbage Collection non rappresenta un’alternativa al supporto TRIM, semmai lavora insieme a quest’ultimo.

Inoltre, un algoritmo di Garbage Collection molto aggressivo riduce la durata dell’unità .

Ars Technica ha fatto un grande lavoro per spiegare questo concetto e vi suggeriamo di spendere 5 minuti per leggere il loro articolo: Ask Ars: “My SSD does garbage collection, so I don’t need TRIM… right?”

Per altre informazioni potete anche leggere: Solid-state revolution: in-depth on how SSDs really work

Come creare un object storage container con il cloud Azure

Grazie agli investimenti in Azure, Microsoft è diventata il secondo più grande fornitore di cloud al mondo dietro ad Amazon Web Services. Come tutti i suoi concorrenti, anche Microsoft offre un servizio di object storage che può essere utile per sviluppare servizi on-line disponibili su Internet e attraverso app.

àˆ inoltre possibile utilizzare l’object storage come destinazione di backup: Uranium BackupUranium Cloud Explorer supportano entrambi Azure.

Con questo tutorial vi mostreremo come creare un object storage container su Azure.
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